Come moscerini sul parabrezza

La notizia della rinuncia della Leonardo dopo quindici anni di Seconda Divisione può essere considerata politicamente rilevante ma sportivamente facilmente trascurabile. Quanto meno facilmente schivabile, meno lo è la riflessione del presidente del sodalizio sardo: “manca la voglia”. Dopo una stagione con una salvezza dalla seconda divisione ottenuta ai playout contro la Roma. La sua dichiarazione suona come una sorta di: “non vale la pena”. Dopo una vita sportiva trascorsa ai margini della A, difficile dargli torto. Curioso rilevare che tra gli sponsor della compagine sarda ci sia l’azienda d’un consigliere della divisione calcio a 5. Le coincidenze della vita.

Segue di poco, in questa fase primordiale della off season del calcio a 5 maschile, una nota stampa estremamente rilevante. Quella del Pesaro.

Tre scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane dopo, il sodalizio sportivo di Lorenzo Pizza, riparte dalla B. Dopo una salvezza, non senza qualche affanno, ottenuta nell’ultima stagione in A ripartirà dalla quarta divisione. Si la quarta divisione è pomposamente chiamata Serie B anche se è il primo gradino fuori dal regionale.

L’annuncio di un ritorno alla territorialità è una linea narrativa abbastanza consueta, di solito come in questo caso si aggiunge che s’è riscontrato uno scarso interesse da parte delle istituzioni. Non ci si dovrebbe meravigliare in una terra di basket come Pesaro. Nella quale l’ottima stagione della Vis Pesaro di calcio, in Lega Pro, che è terminata contro il Pescara nei Play Off, non ha certo attirato folle oceaniche.

È interessante però esaminare la parabola sportiva del Pesaro perché comune a quasi tutte le squadre vincenti del calcio a 5 maschile. Inizio in sordina, poi il grande salto verso ingaggi che permettono l’ingaggio dei migliori talenti, si vince tutto in Italia, si viene rimbalzati in UEFA Futsal Champions League.

Ci si accorge che la spesa, l’esposizione economica, non crea un’attenzione che travalichi il piccolo stagno del calcio a 5 italiano, ci si annoia. A questo punto l’anima della squadra, quel Lorenzo Pizza che tanto si è speso soprattutto economicamente ha l’intelligenza imprenditoriale per ridurre i costi gradualmente. Ne soffrono ovviamente i risultati sportivi.

Invece di bruciare denaro prezioso languendo nei bassifondi della A, meglio sistemarsi un gradino sopra il regionale. Lì quello che accade sportivamente diventa ulteriormente marginale. Scelta intelligente.

La Serie A maschile perde una delle squadre aventi diritto a partecipare. Ma non preoccupatevi è sicuramente parte del grande piano della governance della Divisione Calcio a 5 per accelerare la riduzione delle squadre in A. Una magia che nemmeno a Hogwarts. (odio Harry Potter, così per la precisone).

Il futsal italiano, quello sport così famoso, così in espansione che sapete quante squadre che hanno vinto lo scudetto negli ultimi 10 anni sono ancora nella massima divisione? 2. Due, Eboli e Catania, solo perché l’hanno vinto negli ultimi due anni. Ecco un altro numero interessante, sapete quant’è vita sportiva media di una squadra che vince uno scudetto e poi chiude? Nove anni. Nove.

Però le file fuori dal palazzetto.

Buona fortuna futsal.

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