Se non vivete in una Galassia Lontana Lontana, siete probabilmente a conoscenza dello scandalo che ha travolto il Brescia Calcio. La squadra lombarda s’è salvata all’ultima giornata dalla retrocessione in Lega Pro in questa stagione. Il sodalizio del presidente Cellino però aveva regolato le sue pendenze economiche ricorrendo a crediti tributari fittizi.
Insomma, aveva raggirato il sistema.
Si tratta d’una vicenda finanziaria complessa. Sviluppatasi nel limbo d’una legislazione sportiva lacunosa e d’una mentalità affaristica che appartiene ad una realtà economica fuori dal tempo reale. Rampollo d’una di quelle vecchie famiglie d’imprenditori del campo agricolo divenute colosso economico, Massimo Cellino dopo una parentesi nell’azienda di famiglia, acquista il Cagliari Calcio.
Seguiranno il West Ham, il Leeds United e oggi il Brescia.
Perché è interessante per gli appassionati di sport minori, la storia dell’ennesima fuga di Cellino dal relitto di una squadra. Per una frase in particolare contenuta in una sua intervista rilasciata nei giorni successivi alla pubblicazione della penalizzazione del Brescia e della retrocessione della squadra, causata appunto dalle operazioni finanziarie del suo presidente.
Ovviamente lui proclama d’essere vittima d’un raggiro della società che gli ha ceduto i crediti, poi accusa la FIGC d’aver agito in tempi secondo lui “sospetti” e poi arriva la frase che ha quell’amaro retrogusto da sport minore o da presidente d’un tempo che fu: “pagherò i miei debiti come ho sempre fatto anche vendendo le mie case”
Rileggetela. Quante volte l’avete già sentita, soprattutto negli sport e nelle leghe minori questa frase pronunciata dai presidenti padri e padroni di sodalizi sportivi. È sempre la stessa identica storia. In un calcio che s’è legato oggi hai fondi d’investimento, quindi al profitto, sentir parlare di “vendere case” per pagare i debiti è sconfortante.
Il calcio come fagocitatore di risorse invece che generatore. Gli sport minori come pire funerarie sulle quali sacrificare i beni di famiglia. Come se lo sport agonistico fosse una impresa che debba operare per natura, in perdita. Alla faccia delle leghe professionistiche.
Perché viene permesso ad un imprenditore con un passato di condanne passate in giudicato per frodi fiscali di gestire l’ennesimo club. Solo 3 anni or sono Cellino aveva subito un sequestro tributario da quasi sessanta milioni, legate ad una inchiesta su presunti illeciti d’un trust inglese in cui era attore.
Gli sport minori sono distruttori di risorse. Il calcio a 5 italiano è cosparso della cenere dei contratti bruciati perché non onorati. Quando quei contratti esistono. Però oggi il calcio a 5 italiano ha il video support. Le squadre non onorano gli impegni economici se non condannate a farlo, però hanno un monitor a bordo campo.
È disponibile oggi, il fac-simile della liberatoria che gli atleti del calcio a 5 dovranno firmare per confermare che la società con la quale hanno disputato la stagione precedente sia in regola con i pagamenti. Condizione necessaria per l’iscrizione alla stagione successiva.
Finirà come l’ultima volta che s’è tentata la via dei controlli? Finiti nel dimenticatoio perché si correva il rischio di non portare a conclusione i campionati? Se invece mancherà qualche liberatoria, cosa accadrà a quei campionati chiaramente falsati dal doping amministrativo? La stagione ti costa meno se non tiri fuori un soldo.
Quasi dimenticavo. Erano in 50 mila online solo su YouTube a vedere la finale della Kings League Italia, ça va sans dire. In contemporanea con i playoff del calcio a 5, 300 gli spettatori lì, ça va sans dire.