Una storia che nasce in mezzo a troppi messaggi vocali, racconta di sacrificio e vittorie. La sua voce, le mie parole. Lei che ha trovato nella sabbia di Terracina qualcosa di più prezioso dell’oro
Il Richiamo Inaspettato della Sabbia
Non so bene come sia successo, amico mio. Ero lì, con i miei scarpini da calcio a cinque, quando qualcuno mi ha chiamato. “Vuoi provare il beach soccer?” mi ha detto. Io che ne sapevo della sabbia? Niente. O meglio, sapevo solo che d’estate ci andavo per abbronzarmi.
La prima volta che ho messo piede su quel campo di sabbia a Terracina, ho capito subito di essere finita in un altro pianeta. Non riuscivo nemmeno a correre, figurati giocare. La sabbia ti inghiotte i piedi, ti ruba l’energia dalle gambe come un vampiro silenzioso. Ogni passo sembrava una fatica di Sisifo, ogni scatto un tuffo nell’ignoto.
Ma sai qual è la cosa buffa? La mia fortuna è proprio quella di non allenarmi tutto l’anno per questo sport. Altrimenti, come dici tu, nessuno mi fermerebbe più. E forse è meglio così, perché il beach soccer è come una droga dolce: ti entra nel sangue quando meno te lo aspetti.

La Nazionale e le Competizioni: Un Amore a Prima Vista
Quando sono entrata in nazionale, ho sentito subito che c’era qualcosa di diverso. Non era solo sport, era pura passione allo stato grezzo. Le competizioni mi piacevano, certo, ma quello che ho trovato nella squadra di Terracina è stato qualcosa di speciale, di autentico.
Amicizie vere, persone genuine, un gruppo che non è scontato trovare nel mondo del calcio. Abituata com’ero a tutte le cazzate che succedono nel calcio a cinque – i piccoli tradimenti, le gelosie, i giochi di potere – sono andata lì semplicemente per divertirmi. E mi sono divertita con una fatica che valeva ogni goccia di sudore.
Gli allenamenti alle sette del mattino sono una liturgia particolare. C’è gente che lavora, gente che fa sacrifici enormi per stare dentro questo sport. E quelli che lavorano dietro le quinte, nell’ombra, sono ancora più importanti di noi che prendiamo la gloria sotto i riflettori.
Il Peso della Stima e i Sacrifici Familiari
La stima che la squadra e le persone hanno riposto in me mi ha fatto fare scelte difficili. Ogni volta significava qualche giorno in meno con la mia famiglia, qualche cena mancata, qualche domenica sacrificata sull’altare di questo sport che ti prende l’anima.
Ma quando sei lì, sulla sabbia, con il sole che ti accarezza la pelle e il vento del mare che ti sussurra nelle orecchie, capisci che ne vale la pena. È come essere in un altro mondo, dove il tempo si dilata e ogni momento diventa eterno.
Il Sogno del Triplete Spezzato
Quest’anno eravamo a un passo dal triplete, una cosa che nel femminile non era mai successa. Mai. E invece no, abbiamo perso la finale scudetto per un solo gol. Un gol maledetto, amico mio. L’ennesima finale contro il Cagliari, perché ormai è un destino: noi e loro, sempre faccia a faccia nei momenti che contano.
Il Milano si è rinforzato, il Genova pure, ma le grandi forze rimangono sempre Terracina e Cagliari. È una rivalità che ha il sapore del sale e della gloria, del sudore e delle lacrime.

Una Settimana da Sogno
Ho vinto la Coppa e la Supercoppa nel giro di una settimana. Pensa un po’: sono tornata dal Brasile dove avevo appena vinto una coppa con il Peugeot Sara, in Sud America, e una settimana dopo ero di nuovo sul podio qui in Italia. Incredibile, no? Come se il destino avesse deciso di concentrare tutta la fortuna in sette giorni magici.
Il Richiamo del Mare e del Caldo
Quando entri in questo sport, capisci subito se è fatto per te. A me piace il mare, mi piace il caldo, e già solo stare lì a giocare in questi posti paradisiaci è una benedizione. Certo, è tutta un’altra fatica rispetto al calcio tradizionale, ma è bellissimo. È un giro spettacolare di luoghi, persone e esperienze che ti segnano dentro.
E poi c’è sempre lui – lo sai di chi parlo – che sia nel calcio a 5, nel calcio di strada o sulla sabbia, riesce sempre a vincere. Ma che ti devo dire? Alcuni sono nati per brillare ovunque si trovino.
La Magia della Sabbia di Terracina
Il beach soccer femminile in Italia è ancora un diamante grezzo, una perla nascosta che aspetta di essere scoperta. Tra allenamenti all’alba, sacrifici familiari e la sabbia che ti entra negli occhi e nel cuore, si nasconde uno sport che ha tutto: spettacolo, passione, autenticità.
Ogni partita è una piccola battaglia, ogni gol una conquista. E quando scendi da quel campo di sabbia, con il sole che tramonta sul mare di Terracina, sai di aver vissuto qualcosa di autentico, di puro.
È questo il beach soccer: non solo uno sport, ma un modo di vivere. Un modo di essere liberi, anche se solo per novanta minuti sulla sabbia più bella d’Italia.
Questo racconto nasce dalle parole sincere di una campionessa che ha scelto di dividere il suo cuore tra due mondi: il Brasile delle origini e l’Italia dell’adozione. Tra le spiaggie così diverse eppure simili, tra il calcio a cinque e la sabbia, si nasconde la storia di chi ha fatto della passione la propria ragione di vita.