La versione al femminile della Kings League di Pique, registra 64000 spettatori in diretta streaming, di media. Uno sport che non esisteva fino a qualche mese fa. Forse non è nemmeno uno sport, nel senso antico e antiquato del termine.
Sette contro sette, due tempi da 40 minuti, sostituzioni illimitate. Suona familiare vero? Sbagliato. Il calcio d’inizio è battuto come accade nella pallanuoto. Ci sono le “armi segrete”, carte che è possibile giocarsi in tempo reale e permettono di battere un rigore, mandare fuori un avversario o rubare una carta agli avversari. I proprietari sono noti streamer spagnoli che seguono ovviamente in diretta la gara e possono intervenire con le carte delle armi segrete. Le regole sono votate dai tifosi sui social media. Qualche esempio? L’ammonizione comporta due minuti fuori dal campo.
Se non potete assistere dal vivo all’evento ma possedete un visore per la realtà virtuale, che sia un Meta Quest, un Pico oppure i più costosi Vive o Vision Pro di Apple avete un posto gratis a bordocampo, direttamente dal vostro divano, salotto, balcone… insomma dove siete.
Il successo di uno sport oggi risiede nella sua capacità di far interagire il tifoso, trasformando appunto l’evento in una esperienza immersiva. In una condizione tecnologica che oggi permette di trasmettere anche le messe alla domenica in diretta “streaming”, non c’è più alcun valore nella semplice messa in onda dell’evento.
Come ha ricordato nelle scorse settimane l’Economist e solo qualche giorno fa il Sole 24 Ore, il futuro delle strategie per coinvolgere i clienti devono essere ridisegnate. Lo sport più convenzionale e classico ha registrato negli ultimi anni una costante perdita di interesse e spettatori a favore di quegli spettacoli che più coinvolgono lo spettatore.
Il futsal oggi offre 40 minuti di immagini, dalla qualità altamente variabile, commento generalmente affidato all’addetto stampa della squadra di casa. Raramente l’indicazione dei falli e del tempo, tutte indicazioni fondamentali per la fruizione dell’evento. Una produzione del futsal normalmente ha un costo che si aggira intorno ai 100 euro.
Come può un valore di produzione di quel tipo scontrarsi contro colossi come la Queens League. Che non solo hanno il denaro, ma sfruttano il Know How di personaggi come Ibai che hanno dimostrato di conoscere l’ecosistema dell’intrattenimento sportivo meglio di famosi manager che arrivavano dal tubo catodico.
Una GenZ completamente impermeabile ai media classici e alla tv ha generato 7 milioni di visitatori per Nikeland su Roblox, solo nei primi quattro mesi del 2023. Le piattaforme di gaming come naturale evoluzione dei social, ma non per giocare soltanto. Per incontrarsi, chattare e condividere insieme eventi, come appunto quelli sportivi ma anche concerti, premier di film e serie tv.
Il futsal come disciplina si trova nella privilegiata condizione di possedere già alcune caratteristiche capaci di generare interesse nei nuovi possibili tifosi e clienti. Veloce, dura massimo un’ora. Intenso, costruito in un mix di scontro fisico e abilità tecnica.
Sfortunatamente in Italia è trattato, divulgato e raccontato come si faceva con il calcio negli anni ottanta. Tutto il corollario, da “campionato più bello del mondo” a “tutti i campioni giocano qui”. Con il risultato immediato di creare una profonda discrepanza tra il messaggio pubblicitario e l’attuale prodotto.
Parla ad un pubblico di vecchi, con un registro da vecchi e forse non parla nemmeno ad un pubblico ma a se stesso. Esempi virtuosi da seguire ce ne sono, dal basket alla pallavolo. Se si volesse però compiere un salto in avanti e posizionarsi in anticipo con i tempi (in Italia, perché nel mondo siamo già in ritardo) si dovrebbe guardare con coraggio alla sperimentazione di formati, linguaggi e mezzi. Si, come hanno fatto gli spagnoli. Non i marziani, gli spagnoli.