La generazione perduta

Dopo una sola giornata di campionato, al femminile, in archivio, non è certo tempo di bilanci. Piuttosto questo è un tempo per valutare tendenze ed evoluzioni.

L’imminenza del Main Round per l’Europeo Femminile, m’ha indotto riflettere su alcune evidenze emerse, dalle distinte di gare. La completa assenza di millennials con abbastanza talento da giocare titolari, tra i pali, in una delle squadre che ambiscono al titolo.

Nada. Mentre assistiamo al lungo tramonto di una intera “generazione di fenomeni”: con Margarito e Mascia a fare ancora tutta la differenza del mondo. Dietro di loro s’apre un vuoto assoluto e assordante

Qualche tempo fa, l’orizzonte del futsal al femminile, fu attraversato dalla cometa Adelaide Famà, arrivata fino alla nazionale e poi risucchiata dalla vita fuori dal parquet.

C’è Arianna Tirelli, nel giro della nazionale. Gioca da titolare ma in A2, la famigerata per il sottoscritto: “Serie C ma con le trasferte più lunghe”. Anthea Polloni, che probabilmente è al momento il talento di maggiore prospettiva, guarda la Serie A dalla panchina.

Molti dei club che hanno ambizioni di primato, hanno portieri IMPORT come si definirebbero in altri sport. Preferendo così sacrificare il talento di un giocatore di movimento per bloccarlo tra i pali.

Limitando così una delle risorse fondamentali per ambire a vincere un titolo: l’ampiezza delle rotazioni. Provate ad indovinare, qual è l’unico giocatore che non partecipa alla rotazione?

Una scuola italiana, quella del “primo non prenderle”, che è stata il motivo di tanti successi nel calcio, in qualche modo si pensa di poterla disattendere nel futsal. Eppure tutti hanno visto vincere le squadre di Fulvio Colini.

Proprio la fase difensiva delle squadre del pluriscudettato Colini, hanno avuto la capacità di rendere portieri normali, quasi dei fenomeni, però irripetibili.

Oggi, in qualche modo nel futsal, prolifera questa tendenza ad avere un portiere bravo con i piedi. In una sorta di “imitation game” dei grandi club di futsal. Dimenticando che probabilmente uno dei più grandi attestati di stima per un portiere è: “Io so che Sara non mi fa perdere le partite”. Sara è: Sara Giustiniani.

C’è un motivo se alcuni portieri hanno vinto tanto, altri meno. Credo che molto, sia racchiuso in quella frase. Un portiere dovrebbe come primo obiettivo, non farti perdere la partita. Oppure per citare chi dimora nell’Alto Castello: “non se la deve buttare in porta, da solo”.

Ci sono squadre con il preparatore dei portieri ma senza un portiere. Altre squadre hanno un portiere ma niente preparatore. Non considero nella narrazione quelle chiaramente capitate in un campionato nazionale, praticamente per una immaginaria prescrizione medica.

Nessuno imposta una squadra, dall’ultimo elemento prima del gol, il portiere. Tutti sembrano progettare, senza però costruire mai nulla. Mentre noi guardiamo il depauperarsi d’un tessuto vitale, dall’altra parte dell’oceano, s’insegna ancora ai bambini a giocare a pallone appena hanno imparato a camminare.

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