Caffè Corretto – Le Mans, ma poi?

In una cittadina francese nota per la sua corsa automobilistica s’è scritta sicuramente una pagina storica del futsal europeo. Una davvero storica anche se quella storia ha meno di 10 anni. Facile fare la storia quando non si ha una storia, vero? Quattro volte la parola storia in una riga è decisamente troppo, sorry.

Il Palma Futsal che non ha mai vinto il suo campionato nazionale, quello spagnolo, vince la sua terza Champions League di fila. Quella vera, sanzionata dalla UEFA, non una roba di plastica pressofusa. Una manifestazione di forza sportiva. Dopo aver spazzato via lo Sporting Lisbona, usa il Kairat come uno scopettone per pulire il terreno di gioco della finale.

Eppure questa mattina, tra i 50 trend di ricerca su Google, ci sono esattamente zero ricerche a proposito d’una partita che ha certamente segnato un momento importante per la giovane storia d’un movimento minore come il calcio a 5. Se la cinquantesima ricerca in classifica riguarda Brascia – Juve Stabia… una riflessione circa la capacità di permeare anche ad un livello minimo, l’attenzione d’un pubblico di NON appassionati, forse andrebbe fatta.

Forse anche no, forse va bene così.

Restare fuori anche a scapito del “turista infilzato al Colosseo” e “alegeri prezidentiale romania 2025”, si scritto esattamente così… con la Z. Che dire la comunità romena in Italia ha davvero numeri importanti. Nella finale di Champions League non c’erano squadre italiane, potrebbe argomentare qualche stolto, vero. Ma allora perché interessa così tanto agli italiani di Espanyol vs Betis (48esimo posto)?

Delle 344 ricerche elencate da Google Trends, nessuna, dico zero, ha anche solo una attinenza con il calcio a 5. Nada, niet, nobody is looking for it. Come vi direbbero gli anglofoni. Se quello del calcio a 5 è uno spettacolo bellissimo, come lo è stata la Final Four di Champions League, ma non lo guarda letteralmente nessuno, è davvero così bello?

Il futsal s’è creato una immagine di “superiorità morale” che non ha nessuna aderenza con la realtà, Affetto da una sorta di snobismo che gli fa dichiarare: “se non ti piaccio e perché non mi capisci” e si guarda costantemente allo specchio, uno che gli ricorda che è “il più bello del reame”, rigorosamente a pagamento.

Accade così anche altrove. In Spagna il consorzio che sponsorizzava il Burela fa un buco delinquenziale nei conti dell’azienda con il trucco contabile delle sponsorizzazioni messe a registro come prestiti. La si racconta come se la squadra e la disciplina fossero vittima di una qualche macchinazione esterna. Il futsal non è vittima, è mezzo. Con il quale per somme che non ti farebbero vincere nemmeno la terza divisione del calcio, puoi farti chiamare presidente e alzare coppe varie.

In funzione di quel solletico vivace all’ego si spende e si spande oltre ogni ragione economica. Si finisce così con una gestione economica che il curatore fallimentare del consorzio della pesca di Burela ha definito: delinquenziale. Non io, chi ha esaminato i registi contabili.

È un vero delitto che uno spettacolo come quello di Le Mans, resti confinato tra le anguste mura degli appassionati di futsal. Che in Italia la disciplina arrivi alle cronache nazionali per le risse e le aggressioni. Non c’è nessuna cura miracolosa che guarisca lo stato della disciplina, nessun guaritore miracoloso, nessuna ricetta infallibile. La disciplina versa nello stato che è più facile da gestire per coloro che in questo momento lo animano. Semplicemente.

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