L’eSports prima del Basket

Accade così, in un giorno di fine Agosto. Nella versione cartacea del Corriere dello Sport, noto negli ambienti laziali come “il Trigorriere”, c’è una pagina intera dedicata ad un recente torneo di uno sport che non esiste, davvero.

Non importa nemmeno che sia un videogame più o meno diffuso, quelli che diventano un esport lo sono tutti, molto diffusi. Importa il posizionamento di quel pezzo nell’impaginazione della versione cartacea.

Non si tratta di una di quelle iniziative promozionali, nelle quali una federazione acquista uno spazio mascherato da articolo. Non c’è federazione. Il tentativo di istituzionalizzare l’esport da parte del CONI per ora è miseramente fallito.

Questo è un pezzo indirizzato ad attirare verso uno strumento di comunicazione desueto, un pubblico che notoriamente è lontano dal giornale inteso come strumento di carta riciclata dal forte odore di petrolio.

Il Corriere dello Sport rincorre quella fetta di pubblico al quale la Gazzetta dello Sport dedica esports.gazzetta come contenitore per un pubblico, almeno quello italiano che è ancora sparpagliato su una costellazione di siti web specializzati.

Una iniziativa promossa, come accade spesso in Italia, con il colpevole ritardo dovuto ad una ritrosia anagrafica che impedisce di guardare al futuro. Una nostalgia per un passato glorioso che non è destinato a tornare.

Il futsal non ha un suo spazio sui grandi giornali sportivi, se non paga per averlo. Non ha quindi una massa di pubblico tale da essere considerata un prodotto. Se fosse vero il contrario, non ci sarebbe ad occupare le pagine del Corriere dello Sport, un torneo di videogame.

Non l’intervista inginocchiata al presidente di turno, un pezzo di promozione della disciplina. Quell’articolo è un resoconto d’un torneo internazionale, con un montepremi da torneo ATP 1000.

Ricordate gli anni del Texas Hold’em prodotto da qualsiasi emittente sportiva: stessa cosa. Eurosport ormai da decenni produce il “dannatissimo” snooker. Quel tipo di gioco del biliardo che anche in Italia ha un seguito piuttosto vivace, almeno sui social.

Le freccette su Fox Sports? Le ricordate, spero. Il cornhole, il lancio dei sacchetti di mais in un buco posizionato ad una certa distanza? In diretta su ESPN 2, che in Italia non si vede, ma potete ricorrere a YouTube.

Tutti queste discipline hanno seguito la medesima ricetta. Sono diventati prodotto adottando lo stesso identico schema. Quello che il futsal si rifiuta pervicacemente di impiegare.

Deciso a cucinare la frittata, senza uova e non nella padella. Oppure a bollire le uova, a prendere quelle di ornitorinco. Qualsiasi cosa, tranne quelle che funzionano. Perché quelle idee, quelle meccaniche, funzionano: SEMPRE.

Il futsal italiano rientra nella definizione medica di follia.
Fare sempre la stessa identica cosa aspettandosi risultati diversi.
Da anni il futsal paga per essere trasmesso “in televisione”. È servito? Ha davvero aiutato la crescita? No, è stato un costo. Però ha funzionato per lisciare l’ego di tanti presidenti.

Potrebbe anche essere la stessa natura altamente volatile del calcetto a cinque italiano a costituire impedimento strutturale, all’applicazione di queste ricette che hanno portato al successo, anche quelli che non erano sport istituzionali.

Difficile costruire storie quando i protagonisti muoiono più di frequente che in un libro di George R.R. Martin. Complicato strutturare una narrativa reale, se ogni sviluppo che includa un contrasto, una contrapposizione, viene edulcorato per non irritare la sensibilità di chi poi alla fine paga per leggere le sue storie.

Negli eSports quanto nello snooker, potete leggere di controversie anche molto accese. Scandali, flame interminabili tra squadre, dissing tra atleti. Tutto il repertorio che genera il contorno indispensabile a rendere poi l’evento sportivo, rilevante.

Pensate davvero che al tifoso medio, l’appassionato di calcio interessi solo il tabellino della partita? L’intervista dopo partita, riportata come fosse la pubblicazione liturgica de “La Domenica”?

Interessa la controversia. Essere dalla parte di Adani o da quella di Allegri. Interessa ascoltare l’ennesima profezia senza senso di Cassano. Interessa poter dire al lunedì, che se Dybala gioca male è tutta colpa di Oriana Sabatini.

Nel futsal italiano, questi elementi, vengono nascosti così bene che spesso è più facile farsi rivelare il nascondiglio del Sacro Graal che far ammettere a qualcuno del calcetto, una qualsiasi verità.

Il calcio a cinque, nella sua globalità, non ha nessuno difetto strutturale che gli possa impedire di diventare un prodotto, come lo è lo snooker. Sono i suoi uomini, quelli che preferiscono essere protagonisti loro piuttosto che la disciplina che dicono di promuovere, il vero problema.

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