La Violenza nello Futsal: una riflessione sulla virtù perduta
Il futsal per anni ha provato a rivendicare una distanza almeno nei valori morali e sportivi, dal calcio. Quello che è accaduto intorno a Cartagena – Sporting Lisbona nella recente final four di UEFA Champions League, racconta proprio quanto quella distanza sia in realtà inesistente.
Sebbene e comprensibilmente si cerchi di celebrare la competizione leale, l’eccellenza atletica, lo spirito sportivo, il futsal deve confortarsi con il suo lato oscuro. Identico a quello del calcio: l’ira degli Ultras.
Che i tifosi dello Sporting Lisbona non siano un gruppo di educande d’un collegio di suore cattoliche è evidente. Che lo Sporting Lisbona sia appunto una religione, una fede possiamo considerarlo un elemento acclarato.
Le intimidazioni, le minacce, le aggressioni che hanno coinvolto non solo i tifosi ma anche familiari di giocatori e personale tecnico offrono una immagine più oscura del futsal di quello che si ama raccontare. La vicinanza possibile tra tifosi e giocatori, tra appassionati e i proprio beniamini è uno dei punti d’attrattiva della disciplina ma anche il suo lato più fragile.
Diventa estremamente semplice per un gruppo di ultras organizzati e determinati mettere in crisi una organizzazione come quella della UEFA Futsal Champions League che seppur rappresenta il pinnacolo della disciplina in Europa, resta uno sport minore nella sua concezione.
Sicurezza
La sicurezza negli eventi sportivi non è un lusso ma un diritto fondamentale. Quando le forze dell’ordine sono costrette a scortare tifosi fuori dagli impianti e consigliare ad altri di non indossare i colori della propria squadra per evitare aggressioni, ci troviamo di fronte a un fallimento sistemico. Questo non è sport; è intimidazione organizzata.
È inaccettabile che famiglie e amici di atleti debbano temere per la propria incolumità mentre assistono a una partita. È ancora più inquietante quando gli atleti stessi devono abbandonare il campo per proteggere i propri cari da quella stessa minacciata violenza. Che prosegue anche fuori dal campo.
Inseguiti gli spagnoli del Cartagena fino al loro albergo, con gli ultras dello Sporting Lisbona decisi a non far dormire nessuno, in un classico della tifoseria, urlare sotto le finestre delle camere dei giocatori. Per completare l’opera hanno riempito di stickers del gruppo i mezzi della società portoghese.
La Responsabilità delle Istituzioni
Le organizzazioni sportive internazionali hanno una responsabilità primaria: garantire che gli eventi sotto la loro egida si svolgano in condizioni di sicurezza per tutti i partecipanti. Smettendo di consierare il futsal come una oasi felice, non lo è, non lo sarà e non lo è mai stata. Quando questa responsabilità viene meno, quando i dispositivi di sicurezza si rivelano inadeguati, è l’intero sistema che fallisce. Lo sport professionistico richiede standard professionali in ogni aspetto, sicurezza inclusa.
Le Radici della Violenza
Dobbiamo chiederci: cosa spinge gruppi di persone a viaggiare centinaia di chilometri non per sostenere la propria squadra, ma per intimidire e aggredire altri? Qual è la patologia sociale che trasforma la passione sportiva in odio violento? Tante sono le ricerche sociologiche al riguardo, parlarne richeiderebbe uno spazio a se. Non va dimenticato che questo fenomeno trascende i confini nazionali. Non è una questione di nazionalità o cultura specifica, ma piuttosto di una sottocultura quella ultras, che diviene tossica. Si sviluppa attorno allo sport e che troppo spesso viene tollerata, quando non tacitamente incoraggiata.
Una Riflessione Finale
Lo sport ha il potere di unire persone di diverse culture, background e nazionalità. È un linguaggio universale che celebra una eccellenza umana. Quando permettiamo che questo potenziale venga corrotto dalla violenza, tradiamo non solo lo spirito dello sport, ma anche i valori fondamentali della nostra società.
Dobbiamo ricordare che dietro ogni maglia, ogni emblema di squadra, ci sono esseri umani. Atleti, staff tecnico, famiglie e tifosi appassionati. Il rispetto per questa umanità condivisa deve essere il fondamento su cui costruiamo la nostra cultura sportiva.
La medaglia di bronzo conquistata sul campo dallo Sporting Lisbona rischia di essere offuscata da questi eventi. Ma forse questa è anche un’opportunità per ribadire che nello sport, come nella vita, il vero valore non si misura solo nei trofei vinti, ma anche nella dignità con cui affrontiamo le sfide, dentro e fuori dal campo.