Fili

Ci sono abbracci che riempiono gli spazi, altri che riempiono il tempo. L’ho appena lasciata davanti all’albergo della sua squadra; la rivedrò tra poche ore. Guido in macchina verso casa, ma ho il magone, conficcato esattamente a metà tra la gola e il cuore. Fili è famiglia, Filipa è, con l’accento e niente dopo.

Voglio bene a Filipa semplicemente, con la semplicità che si completa con la sua felicità, ovunque sia e qualunque cosa sia. L’affetto per lei è come i cronometri delle partite a scacchi: s’attiva quando ci vediamo, e anche se non succede spesso, poi si riattiva e il tempo che segna si mette in pari con quello reale.

I pezzi si muovono in fretta sulla scacchiera delle nostre vite, e piano piano si rimettono in pari, con tutte le mosse raccontate e sistemate. Voglio bene a Fili senza dovermi spiegare davvero il perché, senza cercare una ragione, forse perché è giusto, forse perché risponde alla domanda più bella di tutte: “Perché no?”.

Fili è di famiglia. Fili fa apparire i miei in un bar, dieci secondi dopo che ho scritto “sono qui con Filipa” in un messaggio. Mio padre conserva una foto di un compleanno di Filipa, datata 2017, sul suo telefono. C’è lei, sorridente con un mazzo di fiori in mano, e splende come i colori di quei fiori. Fili era, è, e tutte le cose nel mezzo, parte di una storia che si scrive un po’ alla volta, spesso partendo dalla fine.

Ho appena cancellato la mia presenza in un raid in un videogioco al quale avevo lavorato per settimane, solo perché forse, sottolineo forse, lei sarà qui a cena. E tutto il resto può aspettare ancora un po’. Non è davvero importante. Non ci ho nemmeno pensato troppo.

Filipa è nelle parole dette, in quelle non dette, e in quelle che non c’è bisogno di ripetere.

Vederla felice, ritratto della femminilità che l’atleta a volte sembrava portarsi via, orgogliosa d’essere e non d’apparire, ha versato in una domenica mattina qualunque di novembre tante emozioni dentro al cuore, e basta così.

Si è riempita del sole della sua terra d’adozione ed è quasi diventata la donna che ha sempre voluto essere, e che anche nei momenti bui sapevo sarebbe diventata.

Per ogni lacrima versata, oggi c’è un sorriso, e allora forse, forse, è valsa la pena. Certi viaggi iniziano, si fermano, poi ripartono, e quando dovremo o vorremo, ci sarà sempre quel posto dove il cuore è al sicuro. Il tuo potrà sempre fermarsi qui, nessuna domanda, solo l’abbraccio.

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