La Beef dell’Agro Romano

La Scintilla nell’Agro Romano

Una nuova “beef” esplode nel mezzo dell’Agro Romano, e questa volta la miccia è una partita di calcio a 5 femminile. La scena è una delle tante strutture sportive che punteggiano la campagna intorno alla Città Eterna. Sul finale del match, un episodio infiamma gli animi: volano minacce, cartellini rossi e tutto il corollario da Far West tipico dello sport dilettantistico.

Poco dopo, puntuale come un orologio svizzero, arriva il comunicato della squadra di casa, pubblicato rigorosamente su Facebook. Ci vogliono due screenshot per riportarlo integralmente. Niente link, non si sa mai che il post venga cancellato.

Una Questione di Proporzioni

Ora, seguitemi in un piccolo esperimento mentale. Immaginate se, dopo che Lautaro Martinez si strizza le parti basse urlando “Cagón” (codardo, per chi è a digiuno di spagnolo) ad Antonio Conte, le due società fossero intervenute con comunicati ufficiali per difendere i propri tesserati. Impensabile, vero? Eppure, nel futsal italiano, succede.

Quando accusi pubblicamente qualcuno di comportamento “vergognoso” per un episodio dai contorni tutt’altro che chiari, devi solo attendere la replica. Soprattutto se il tuo comunicato sceglie le parole per addossare ogni colpa a una sola persona. Il tono epico, quasi da bollettino di guerra, non fa che peggiorare una situazione già tesa, ma pur sempre confinata a una partita di calcio a 5. Dopotutto, non stiamo negoziando i confini di Gaza.

La Valanga Social

Come previsto, arriva la risposta dell’allenatore chiamato in causa, che sposta la vicenda dal campo al piano personale. La sua replica, pur mantenendo un tono signorile, è pungente e aggiunge dettagli su ciò che è successo “a telecamere spente”. Ed è qui che, come dicono gli americani, “the shit hits the fan”.

Intervengono altre persone, riemergono vecchie ruggini e si tirano in ballo episodi passati. A quanto pare non si tratta di un caso isolato, ma di un vero e proprio “modus operandi”, inevitabile come la morte e le tasse. Dai commenti sotto i post, intanto, sembra cuocere sotto la brace una “beef dell’Adriatico” che potrebbe ambire a un posto d’onore nella hall of fame del genere, dominata dall’immortale frase del portiere Leo Higuita: “o choro é livre”.

Geografie della Rissa

A complicare le cose si aggiungono l’origine geografica di uno dei protagonisti e i colori sociali delle squadre, creando subito due fazioni. Diciamo solo che in una certa città in riva all’Adriatico, se tuo padre è un tifoso anche solo occasionale della “LaziE” (sì, lì la scrivono con la E finale), rischi di passare l’infanzia a scusarti per lui come se avesse una malattia degenerativa.

In quella città, patria di Flaiano e D’Annunzio, aspettarsi la delicatezza di Edmondo De Amicis o Susanna Tamaro è, come minimo, irrealistico. E questo, forse, spiega molte cose.

Prima o poi dovrò decidermi a compilare una classifica delle migliori “beef” di cui ho tenuto traccia. Anzi, se avete vecchie ruggini da suggerire, fatevi avanti, ma solo con prove documentali. Sono indispensabili.

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