F1: The Movie – Viaggio Allucinogeno nel Delirio Hollywoodiano a 300 Km/h
Premessa: Siamo Tutti Pazzi Qui
Mercoledì scorso sono entrato in un cinema londinese con la stessa trepidazione di un kamikaze che si prepara al suo ultimo volo. Avevo una sacca piena di cibo spazzatura da introdurre clandestinamente, con la ferma intenzione di restare sveglio durante le scene più noiose, e l’irrefrenabile desiderio di vedere se Hollywood fosse riuscita nell’impresa titanica di rovinare anche la Formula 1.
Spoiler: ci è riuscita. Ma con stile.
Brad Pitt o l’Arte di Fingere di Guidare Senza Sudare
F1: The Movie si apre come un sogno bagnato per ogni appassionato di motori: Brad Pitt che cammina verso i box di Daytona con la sicurezza di un dio sceso in terra. Per un momento, un solo, maledetto momento, ho creduto che forse, chissà, questo film avrebbe potuto non fare schifo.
Poi Pitt ha aperto bocca.
Il nostro eroe, Sonny Hayes, è quello che nel gergo cinematografico possiamo indicare come “un personaggio di cartone con il carisma di una sogliola morta”. Brad, che evidentemente ha speso più tempo dal parrucchiere che a studiare come si comporta un pilota vero, naviga attraverso questo film con l’espressione di chi ha appena scoperto che il suo conto in banca è pieno di soldi falsi.
Ma hey, almeno sorride bene.
Le Donne di F1: Quando il Sessismo Incontra la Velocità
Preparatevi, perché stiamo per entrare in un territorio più scivoloso di una pista bagnata a Spa. I personaggi femminili in questo film sono trattati con la delicatezza di un martello pneumatico in una cristalleria.
Kate McKenna (Kerry Condon) dovrebbe essere la prima direttrice tecnica donna nella storia della F1. Invece, nel giro di mezz’ora di film, abbandona il suo intero concept di macchina per seguire i consigli di un pensionato che probabilmente ha dimenticato come si accende una F1 moderna.
È il 2025, cazzo. Abbiamo auto che si guidano da sole, intelligenze artificiali che scrivono poesie, e still questi sceneggiatori pensano che una donna in un ruolo tecnico sia credibile solo se si innamora del protagonista maschile.
La cosa più tragica? Kerry Condon è un’attrice incredibile (guardatevi “The Banshees of Inisherin” se non mi credete), ma qui le hanno dato un copione scritto con i piedi da qualcuno che evidentemente pensa che “empowerment femminile” significhi “lasciare che le donne tengano in mano una chiave inglese per trenta secondi”.
L’Effetto Speciale della Disperazione
Ma parliamo di quello che funziona, perché sennò sembrerò solo un bastardo cinico (che, a dire il vero, sono). Gli effetti speciali sono spettacolari. Non sto scherzando. Quando quelle auto APX GP si integrano nelle vere gare di Formula 1, per un momento dimentichi che stai guardando una finzione.
I ragazzi di Jerry Bruckheimer hanno fatto i salti mortali per far sembrare tutto autentico, e ci sono riusciti. Le riprese onboard ti mettono davvero nei panni del pilota, con quel mix perfetto di claustrofobia e adrenalina che solo un abitacolo di F1 può regalare.
Il problema è che tutti questi fuochi d’artificio tecnologici servono a mascherare una sceneggiatura che ha la profondità di una pozzanghera dopo un temporale estivo.
Il Business della Velocità: 150 Milioni per Cosa?
Apple ha sganciato oltre 150 milioni di dollari per questo progetto. CENTOCINQUANTA MILIONI. Per darvi un’idea, con quella cifra potreste comprare un’intera griglia di F2 per tre stagioni, o finanziare la ricerca per curare il cancro al fegato, o semplicemente bruciarli in un falò gigante che almeno farebbe più spettacolo di questo film.
Le previsioni parlano di 40-50 milioni di dollari di incassi nel primo weekend, il che significa che probabilmente Apple recupererà i soldi. Il che, francamente, è la cosa più deprimente di tutta questa storia: il pubblico pagherà per vedere questa roba.
Liberty Media e la Prostituzione dello Sport
Qui dobbiamo fare un discorsetto serio. Da quando Liberty Media ha messo le mani sulla Formula 1, ogni singolo aspetto di questo sport è diventato un’opportunità commerciale. “Drive to Survive” ha trasformato i piloti in influencer, le gare in reality show, e ora questo film trasforma l’intera F1 in un parco giochi per Hollywood.
Non fraintendetemi: la Formula 1 è sempre stata un business. Ma c’era ancora un po’ di quella purezza, di quell’essenza grezza che faceva battere il cuore. Ora è tutto perfettamente confezionato, marketizzato, venduto al miglior offerente.
Questo film è l’esempio perfetto di come si possa prendere qualcosa di genuinamente eccitante – 20 pazzi che corrono in cerchio a 300 km/h – e trasformarlo in una pubblicità di due ore e mezza.
Tom Cruise e la Sindrome del Cameo
Sapete qual è stata la cosa più assurda della première londinese? L’apparizione a sorpresa di Tom Cruise. TOM CRUISE. L’uomo che ha praticamente inventato il concetto di “fare le proprie acrobazie” è venuto a vedere un film dove Brad Pitt finge di guidare una F1 con tutto il realismo di un bambino che gioca con le Scalextric.
È come se Hendrix fosse andato a sentire un concerto di musica per ascensori. Surreale.
La Verità Cruda: È abominio cinematografico Che Funziona
Ecco il paradosso di “F1: The Movie”: è oggettivamente una catastrofe audiovisiva, ma probabilmente raggiungerà il suo obiettivo. Porterà nuovi fan alla Formula 1, genererà conversazioni, farà soldi.
È cinema spazzatura fatto bene, se questo ha senso. Come un Big Mac: sai che non è cibo vero, ma a volte è esattamente quello di cui hai bisogno.
Il Verdetto
Sono uscito da quel cinema con la stessa sensazione che si prova dopo una notte di bagordi: un po’ nauseato, vagamente deluso, ma stranamente soddisfatto di aver vissuto l’esperienza.
“F1: The Movie” non è un film sui motori. È un film su come Hollywood vede i motori, filtrato attraverso focus group, algoritmi di marketing e la paura di offendere qualsiasi potenziale consumatore.
Se volete vedere un vero film di corse, guardatevi “Rush” o “Ford vs Ferrari”. Se volete vedere come 150 milioni di dollari possono essere trasformati in due ore di intrattenimento mediocre ma visivamente spettacolare, questo fa al caso vostro.
Io ci tornerei? Probabilmente sì, ma solo dopo aver bevuto abbastanza da dimenticare di aver già visto questa roba.
Postscriptum per i Coraggiosi
Se decidete di andare a vederlo (e probabilmente lo farete, maledetti masochisti), fatevi un favore: portatevi una bottiglia di qualcosa di forte e bevete un sorso ogni volta che Brad Pitt sorride senza motivo. Non arriverete alla fine sobri, ma almeno vi divertirete di più.
E ricordatevi: in un mondo dove la Formula 1 è diventata un prodotto, questo film è semplicemente l’ultimo articolo nel catalogo. Comprate se volete, ma non aspettatevi che cambierà la vostra vita.
A meno che non abbiate una vita molto, molto noiosa.
Questo articolo è stato scritto sotto l’influenza di troppe birre e della consapevolezza che il mondo dello sport è ormai una filiale di Hollywood. Le opinioni espresse sono dell’autore e di chiunque altro abbia ancora un briciolo di sanità mentale.