Prima che Lando Norris vincesse il Gran Premio di Miami, era solo quinto nel campionato mondiale di Formula 1 2024, con un distacco di 52 punti da Max Verstappen.
A quel punto, pensare a una lotta per il titolo da parte di Norris sembrava quasi impossibile. Anche chi sperava in un colpo di scena difficilmente avrebbe puntato su di lui.
Non è raro che i contendenti al titolo sorprendano rispetto alle aspettative pre-stagionali (come Jenson Button con la Brawn nel 2009). Tuttavia, una rimonta a metà stagione, in cui un pilota apparentemente fuori dai giochi rientra nella lotta, è molto più rara. E spesso destinata a fallire. Ma non sempre…
JUAN PABLO MONTOYA – 2003
Dopo aver dominato il 2002, la Ferrari e Michael Schumacher sembravano vulnerabili nel 2003. Ma nelle prime gare non era Juan Pablo Montoya con la Williams a mettere pressione.
Kimi Raikkonen, con la McLaren, guidava il campionato dopo sei gare, mentre Montoya era settimo. Aveva perso una vittoria a Melbourne per un testacoda e si era ritirato in Austria per un guasto al motore.
A Monaco, però, tutto cambiò. Montoya vinse grazie a una strategia migliore nei pit stop rispetto al compagno Ralf Schumacher, iniziando una serie di otto podi consecutivi, inclusa una vittoria a Hockenheim.
Dopo quella striscia di risultati, Montoya era a soli tre punti da Schumacher, pronto a sfidarlo insieme a Raikkonen. La Williams, che a inizio stagione lottava per il terzo posto contro la Renault, si trovava improvvisamente in corsa per il titolo costruttori.
Sembrava che l’alleanza Williams-BMW stesse finalmente realizzando il suo potenziale, ma tutto crollò con una controversa modifica al regolamento sugli pneumatici, che penalizzò i team Michelin, e una penalità per una collisione a Indianapolis.
Nonostante il finale amaro, Montoya merita un posto in questa lista per aver trasformato la Williams in una seria contendente al titolo, l’ultima volta in 26 anni.
EDDIE IRVINE – 1999
La prima vittoria in carriera di Eddie Irvine al Gran Premio d’Australia fu agevolata da ritiri altrui, ma il 1999 fu comunque la sua stagione migliore con la Ferrari, anche prima dell’infortunio di Schumacher a Silverstone.
Fino a quel momento, Irvine era a sei punti dal compagno di squadra, nonostante gli ordini di scuderia a Magny-Cours, dove avevano lottato in condizioni difficili. Tuttavia, Irvine era a 14 punti dal leader del campionato, Mika Hakkinen, e nessuno credeva che potesse ridurre il divario.
Quando Schumacher si infortunò, Irvine vinse due gare consecutive e si trovò improvvisamente in testa al campionato con otto punti di vantaggio.
Anche se Irvine migliorò le sue prestazioni, Hakkinen e la McLaren commisero errori che lo aiutarono a rimanere in corsa. Alla fine, però, la Ferrari rallentò lo sviluppo della vettura e Irvine non riuscì a contrastare la velocità della McLaren.
JAMES HUNT – 1976
Il ritorno di Niki Lauda dopo un incidente quasi fatale è giustamente considerato leggendario, ma anche la rimonta di James Hunt merita attenzione.
All’inizio della stagione, Hunt era ancora un pilota relativamente inesperto, dopo che Emerson Fittipaldi aveva lasciato la McLaren per il team Copersucar.
La stagione di Hunt sembrò compromessa a Jarama, dove fu squalificato per una questione tecnica. Solo mesi dopo i tribunali gli restituirono i nove punti persi.
Dopo la vittoria a Brands Hatch, Hunt era a 23 punti da Lauda. La situazione peggiorò, con uno svantaggio di 35 punti dopo il Nürburgring, dove Lauda ebbe il suo terribile incidente.
Da quel momento, Hunt fu inarrestabile. Le vittorie a Zandvoort e Mosport, insieme ai punti recuperati grazie al risultato di Jarama, lo portarono a 14 punti da Lauda a Monza, riaprendo la lotta per il titolo.
Il leggendario finale di stagione a Fuji, in condizioni proibitive, vide Hunt conquistare il titolo per un solo punto. La sua determinazione fu tanto ammirevole quanto la decisione di Lauda di ritirarsi. Se mai ci fosse stato un titolo da condividere, sarebbe stato quello.