Spesso è sufficiente aggiunge un punto interrogativo, alla fine del titolo, per stimolare una conversazione, una riflessione. Qualche giorno fa l’Unione Sportiva Pro Victoria Pallavolo Monza che milita nel campionato di Serie A1 femminile s’è presentata così alla stampa.
Allianz Vero Volley è il naming scelto per rappresentare la compagine nelle competizioni. Guardando quella presentazione m’è tornato alla mente un video di qualche anno fa. C’è un sorridente Montemurro, dietro ad una scrivania bianca che con un piglio presidenziale, allora era il nuovo che avanza del futsal italiano, raccontava di quanto il futsal femminile superasse in tesserate il volley italiano.
Non la sua migliore boutade, quella resta “nessuno sa dov’è Eboli” seguita da Batman e Armstrong sulla luna. Ma sto divagando. Se l’assunto montemurriano non corrispondeva allora alla realtà, continua a non essere correlato ai fatti oggi. Altrimenti perché il colosso assicurativo Allianz si legherebbe ad una squadra di volley e non ad una squadra di futsal femminile.
La prima facile risposta è che le compagnie assicurative non godono di una status sociale favorevole, più legate ai sinistri che ai fondi pensione, più un danno che un vantaggio. Siamo felice di pagare una assicurazione sono quando ci è utile. Investire in uno sport al femminile è una operazione di pubbliche relazioni, costosa ma remunerativa appunto, nell’aspetto di percezione del brand.
La seconda ragione è nei numeri, quelli organici di diffusione della disciplina. Tuttavia invece di esaminare i big data, scendiamo più nel particolare, guardiamo quelli del Vero Volley Milano, sui social. Anzi sul social, Instagram. Perché in questo momento è il leading organic drive in un segmento di pubblico che arriva fino ai 25 anni che è quello che interessa i marketeer.
Questi sono i numeri e non sono in discussione. Si adoro la scena di “A few good man”.
Non mentono nemmeno i ranking. Una sola squadra di volley vale come strumento di marketing, tre volte l’intera Divisione Calcio a 5. L’intero movimento su Instagram, oggi, vale 1/3 di una squadra di volley femminile di Monza.
Permettetemi di ripeterlo. Il futsal come diffusione su IG vale una parte marginale di quello di una squadra, un team di pallavolo femminile.
La qualità della presentazione e lo stile realizzativo del video di presentazione della Vero Volley, sono rappresentativi di un livello che il calcio a cinque italiano al momento non è in condizione di produrre. Nel panorama del futsal italiano si combatte per la sopravvivenza delle società, la moria dell’ultima stagione al femminile ne è l’esempio più lampante.
Se questa è la condizione attuale, più incentrata alla sopravvivenza che allo sviluppo, perché si continua a perpetrare una narrativa di grandeur che non ha nessun contatto nella realtà invece di trarre forza proprio dalle radici popolari del calcetto? Se la forza del calcio è la Bugatti 110 di Cristiano Ronaldo nel calcetto si gira ancora in bicicletta.
C’è del valore anche nella narrativa della bicicletta, in un calcetto nel quale puoi incontrare il miglior giocatore al mondo mentre fa colazione oppure incrociare la brasiliana che non parla mai mentre fa la spesa nel Lidl vicino casa. Piuttosto che continuare ad inciampare nella retorica che scimmiotta il calcio.