VAR e Futsal

In questa ultima edizione della UEFA Futsal Champions League, c’è stato un unico grande protagonista e non è stato un giocatore, una squadra, un allenatore o un dirigente ma il Video Assistant Referee. Innanzitutto è necessaria una precisazione. Il sistema implementato nel futsal già per il mondiale in Lituania è un VS: Video Assistant.

Il protocollo con il quale è regolamentato è molto differente da quello a cui siamo abituati quali fruitori abituali di calcio. Innanzitutto viene richiesto dalle panchine, dall’allenatore o da un suo assistente. Con un gesto delle mani può avanzare un “challenge” in una di queste quattro tipologie di momenti.

Goal/no goal situations
Penalty incidents
Direct red cards
Potential cases of mistaken identity

Come mostrato egregiamente dal gruppo di tecnici del Palma questo sistema può essere facilmente abusato. In semifinale la review sul gol del pareggio del Benfica è un semplice replay con un numero arbitrario posto in sovraimpressione.

In finale il gol del vantaggio dello Sporting Lisbona è annullato per un fallo che Ferrao, non un pivot a caso, ha pubblicamente definito: “uno dei cento contatti a partita tra un centrale e il pivot”.

Il numero di challenges possibili per ogni squadra è di fatto infinito se la chiamata arbitrale viene corretta. È permesso un solo “unsuccessful challenge” per tempo. Se ne aggiunge uno ad ogni nuova fase di gioco, quindi ai supplementari e ai rigori.

Quello che accade è una sorta di Instant Replay. Trasmesso su due monitor a bordocampo a disposizione dei direttori di gara, scelto dalle immagini disponibili delle telecamere che riprendono l’evento.

La tecnologia rappresenta un ausilio importante in ambito sportivo. Vengono per questo redatti e aggiornati precisi protocolli attraverso i quali implementare, aggiornare e utilizzare i supporti d’ausilio alla direzione di gara.

Il protocollo del VS per il futsal è composto di 14 pagine. Quattordici. Nelle quali è chiaramente indicato che il responsabile delle eventuali segnalazioni è il Replay Operator, indicato con l’acronimo RO. “The RO will follow the match and tag incidents that could potentially be reviewed”. Questa figura in una sola riga del protocollo diventa, all’improvviso, capace di determinare l’andamento dell’incontro.

Tutto quello che avete bisogno per diventare RO è uno “special training” e avere familiarità con le regole del futsal. Vi verrà fornita quindi una certificazione con la quale potete svolgere questa funzione. Semplicen, all’apparenza.

Quelle che regolano il VA nel futsal sono norme semplici, probabilmente troppo. Nella loro lineare essenzialità lasciano spazio ad una marea di quelli che gli anglosassoni chiamano “loopholes”, di scappatoie insomma.

Aree grigie nelle quali è facile si annidino i sospetti. Non c’è bisogno di ricordare ai calciofili Byron Moreno per evocare lo spettro della colpevole incompetenza. Oppure ricordavi di come dal 2005 al 2007 Tim Donaghy riuscì ad orientare non il semplice risultato, ma il punteggio delle partite che arbitrava in NBA.

Abbiamo assistito ad una stupenda Final Four, per i valori sportivi espressi sul campo. Orientati almeno in parte però da qualcosa che accadeva appena fuori la linea che demarca il terreno di gioco. Su quei monitor, ripetutamente s’è cambiata una decisione avversa alla squadra che ospitava l’evento.

Casualità, probabilmente. Quello che ha fatto però sollevare non poche sopracciglia è il ripetersi dell’evento così di frequente in uno spazio temporale ristretto. Certo potrebbe trattarsi di semplice incompetenza arbitrale o dell’uso distorto di uno strumento tecnologico.

Qualsiasi sia il caso, le partecipanti al gioco organizzato dall’UEFA dovrebbero sentire la necessità di stimolare l’ente ad emanare regole più stringenti per l’utilizzo degli ausili alla direzione di gara. Anche solo per proteggere i vincitori dal loro sacrosanto diritto a festeggiare, senza ombre sul trofeo che alzano al cielo.

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