Shoeless Joe – Il Libro

Intorno a me ci sono sempre stati due elementi ricorrenti. Il libro e una macchina fotografica. Alcune volte anche una videocamera. Il libro è stato qualcosa che c’era ma non ero obbligato ad usarlo. Lo vedevo usare da mio padre. Primo libro in assoluto di cui mi ha parlato è stato: “La Talpa”, di John Le Carrè.

Come David John Moore Cornwell, il Sig. Franco, è un tipo di poche parole, almeno lo era in gioventù. Mi sono sempre chiesto cosa ci facesse un uomo così silenzioso con le poesie d’amore di Garcia Lorca. Ho scoperto solo molto più tardi, che le donne sono sensibili a questo genere d’interessi.

Così con la macchina fotografica, le sue massime ancora mi rimbalzano nelle orecchie: “Non si fanno le foto ai panorami, comprati una cartolina”. La più usata. “Le foto si fanno alle persone”, una sorta di manifesto della street photography prima che esistesse la parola.

Sono emotivamente un idiota. Credo alle parole, quelle pronunciate e quelle scritte. Perché le mie, rappresentano un costo, per il mio cuore e per il mio cervello. Ecco perché amo i libri e quando me li regalano, diventano un gesto che travalica l’elemento apparente.

Questo è un libro, fuori formato. Con le pagine patinate. Ha quindi un costo di realizzazione estremamente più alto. Quel tipo di carta è molto pregiata, quella forma di libro richiede una lavorazione particolare. Un contenitore così, deve contenere un gioiello.

Questo libro è così. Alla fine della prima pagina, girate la seconda per scoprire se è magnifica come la prima. Conosco la storia, l’ho già letto una volta, in inglese. Sono qui davanti alle sue pagine e le chiudo, perché altrimenti finisce subito.

Per scrivere, non quella cosa che v’insegnano a scuola, dovete leggere. Altrimenti quello che riuscite a produrre è solo una interminabile sequenza di “ottovolanti, partitissima, matricola terribile. Se certi sport non li conosce nessuno è anche responsabilità di chi confonde la scrittura con il saper scrivere.

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